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N° 86
SOL LEVANTE
1.
Mi chiamo Ben Urich e
sono un giornalista. Non è un granché come frase d’apertura, lo riconosco, ma
non ho trovato di meglio, il che è grave per chi si vanta di essere uno
scrittore, anche se ha pubblicato un solo libro.
Ma
lasciamo perdere queste divagazioni e veniamo alla parte della storia che mi
vede protagonista, la parte in cui una spietata killer giapponese mi punta una
sottile lama alla gola e mi dice:
-Ho bisogno che tu porti un messaggio per me
al tuo amico Devil, Urich: stia lontano dalla strada della Yakuza[1] o i
suoi figli nasceranno orfani di padre.-
Il
nome della signora, che ci crediate o no, è Lady Bullseye e credo che abbiate
capito chi è il suo idolo. Questo ed il fatto che è giapponese sono le sole
cose certe che si sanno di lei… a parte il già citato fatto che è una spietata
killer ovviamente.
-Perché non glielo dici tu, visto che lo
conosci tanto bene?- replicò.
Ma
sto parlando al vento: è già scomparsa. Vi ho già detto che odio questi trucchi
da ninja?
Esco dal Tribunale dopo una faticosissima udienza.
Ci vorranno ore prima che la giuria esca dalla camera di consiglio e nel
frattempo andrò a rilassarmi al bar all’angolo come tutti gli avvocati.
Il mio pensiero corre a
quanto mi ha detto Ben Urich qualche ora fa.
Non mi ero sbagliato:
Lady Bullseye è davvero tornata, era davvero lei quella che ho incontrato
l’altra notte negli uffici del defunto capo della Triade di Chinatown.[2] Lavora
per la Yakuza adesso e non per la Mano, sempre che non sia la Mano a formare i
killer della Yakuza di questi tempi.
Interrompo queste
riflessioni quando mi accorgo che mi si sta avvicinando un uomo non molto alto,
di mezza età probabilmente, dopobarba di marca e suppongo che indossi un abito
di sartoria. Faccio finta di non essermi accorto di lui: non c’è bisogno che
sappia che, anche se sono cieco, ho dei supersensi che suppliscono alla
mancanza della vista.
Finalmente si decide a
parlarmi:
-Mi scusi, lei è l’Avvocato Murdock, Matthew Michael Murdock?-
Parla Inglese con
appena una lieve inflessione che non riesco ad identificare. Incuriosito, gli
rispondo:
-Sono io, Mr…-
-Shiro Fujimori.- risponde -Come lei sono avvocato, abilitato negli
Stati Uniti come in Giappone.-
-Mi fa molto piacere saperlo, Mr. Fujimori.- replico -In cosa posso
esserle utile?-
-Ecco… il mio studio cura da sempre gli interessi della famiglia Oyama.
Come forse saprà, Miss Yuriko Oyama è stata uccisa poco tempo fa.-[3]
-Potrei averne sentito parlare.- rispondo evasivamente -Ma cosa c’entra
questo con me?-
-Miss Oyama l’ha nominata suo esecutore testamentario.-
-Cosa?- esclamo sinceramente sorpreso.
Ho conosciuto Yuriko
Oyama anni fa durante una mia visita in Giappone, mentre ero sulle tracce di Bullseye,
e abbiamo condiviso un breve momento d’intimità.[4] Da
allora molte cose sono cambiate. Non l’ho più incontrata ma ho saputo che era
diventata una killer cyborg col nome di Lady Deathstrike. Non avrei mai
immaginato che si ricordasse ancora di me… o che sapesse il mio vero nome se è
per quello, figuriamoci se potevo aspettarmi che mi lasciasse una simile
incombenza.
Prima il ritorno di
Lady Bullseye e ora questo. Se credessi nel destino, dovrei concludere che sta
cercando di dirmi qualcosa.
L’uomo che esce dall’aeroporto John
Fitzgerald Kennedy di New York è decisamente alto rispetto alla media dei
maschi giapponesi, i capelli neri e lunghi sono acconciati in una maniera
particolare, indossa un elegante gessato scuro, evidentemente fatto su misura,
esattamente come il tubino nero indossato dalla donna al suo fianco, anche lei
giapponese e molto attraente.
A vederli possono
sembrare il classico uomo d’affari giapponese e la sua donna e la cosa, in un
certo senso, è vera, solo che gli affari che quest’uomo tratta di solito non
sono molto raccomandabili.
Stanno per salire
sulla limousine che li stava attendendo quando lui si blocca ed alza la testa
di scatto.
-Qualcosa che non va, Matsu’o?- gli chiede la donna.
L’uomo scuote il capo,
poi risponde:
-Non è nulla, Fuyumi, solo che per un attimo mi è sembrato che… ma devo
essermi sbagliato. Su, andiamo.-
Entrambi salgono sulla
limousine che poco dopo si stacca dal marciapiede puntando dritta verso
Manhattan.
2.
Diario di Guerra. Annotazione n.
25. Lo avevo esattamente nel centro del mio mirino.
Sarebbe bastata solo una lieve pressione sul grilletto e il più potente e
pericoloso capo della Yakuza avrebbe cessato di vivere? Cos’è che mi ha
fermato?
Cerco di razionalizzare
dicendomi che non era il momento giusto, che c’era troppa gente, troppo alto il
rischio che fossero coinvolti degli innocenti o potenzialmente tali, ma la
verità è che per un attimo davanti ai miei occhi è passata l’immagine della
ragazza accanto al bersaglio con il vestito inzuppato di sangue e la mia mano
ha tremato.
Forse Lynn ha ragione, forse non
sono ancora pronta per questo lavoro.
La donna con cui sono venuto a parlare qui nel Palazzo Federale di New
York è un tipo duro. Anche se non me lo avesse già detto il mio amico Foggy, lo
avrei capito dai suoi segni vitali. È molto giovane per il posto che occupa,
forse ha addirittura una decina d’anni meno di me e la cosa un po’ m’inquieta,
lo confesso.
Conosco il tipo: diplomata a pieni
voti all’Accademia, carriera rapida e brillante facendo mangiare la polvere a
parecchi colleghi maschi, nessuno spazio per la vita privata. Il Vice Direttore
ad interim del F.B.S.A. Maria Hill è una persona da prendere con le molle.
-Quello che voglio
chiarire subito, Avvocato Murdock…- esordisce in tono secco -… è che non
l’avrei ricevuta se non me l’avesse chiesto personalmente il Procuratore
Federale Nelson.-
Nelle sue parole è implicito un
rimprovero per essermi avvantaggiato delle mie amicizie altolocate. Non posso
dire nulla perché ha ragione. Tuttavia io devo fare il mio lavoro.
-La ringrazio
comunque di avermi Ricevuto, Vice Direttore Hill.- dico allungando la mano per
stringere la sua e non lasciandole altra scelta che ricambiare il gesto.
-Si sieda pure e mi
dica cosa posso fare per lei.- mi dice ancora con maggiore gentilezza -La prego di essere breve perché sono in
partenza per Washington. Se ho capito bene, è qui per qualcosa che riguarda
Lady Deathstrike.-
-Yuriko Oyama, sì.-
rispondo -Sono stato nominato suo esecutore testamentario. Mi hanno detto che
lei era presente alla sua morte.
-Più o meno: arrivai
in tempo per vederla cadere a terra ed arrestare Sabretooth che
sorprendentemente si arrese senza opporre resistenza.-
-Che ne è stato di
lei… del cadavere? Tra i miei compiti c’è quello di curare la sua cremazione,
la distruzione delle parti artificiali e il rimpatrio delle ceneri in
Giappone.-
Percepisco un evidente disagio ed è
strano in una come lei, se davvero l’ho inquadrata correttamente. Alla fine
risponde:
-È stato portato
all’Ufficiale del Medico Legale di Boston dove il Medico Legale Capo in persona
ha eseguito l’autopsia con l’assistenza di un nostro esperto in cyborg e alla
presenza di un inviato del Consolato Generale dell’Impero del Giappone.-
-Volevate essere
davvero sicuri che fosse morta.- commento.
-Esattamente. Abbiamo
avuto sgradevoli sorprese in passato in questo campo: i supercriminali hanno la
tendenza a non morire facilmente.-
-Capisco bene. Vada
avanti, per favore.-
-Non c’è molto altro
da dire: l’autopsia constatò la morte di Lady Deathstrike e subito dopo il
cadavere fu messo nell’apposito loculo da cui avrebbe dovuto essere prelevato
il giorno dopo.-
-Avrebbe?-
Un’altra esitazione poi la Hill
risponde:
-È… scomparso. Il
mattino dopo, quando sono andati a prelevarlo, il corpo di Lady Deathstrike era
scomparso. Qualcuno era penetrato durante la notte nell’obitorio eludendo la sorveglianza
e l’aveva portato via. Stiamo ancora cercando di capire come hanno fatto.-
Qualcuno con le capacità di un
ninja. Un pensiero mi attraversa la mente.
-Il funzionario del
Consolato giapponese…- chiedo -… chi era ?-
-Una donna… giovane.-
risponde la Hill -Il suo nome era… ah sì... Maki Matsumoto.-
Lady Bullseye. Ha usato lo stesso
nome con cui si era finta una psichiatra la prima volta che l’ho incontrata.[5]
Una sfida diretta proprio a me. C’è un solo motivo per cui un’adepta della Mano
potrebbe aver trafugato il cadavere di Yuriko e la cosa mi spaventa.
L’uomo il cui nome è Matsu’o Tsurayaba siede su una comoda poltrona nel
soggiorno di una lussuosa suite di uno dei più prestigiosi e costosi hotel di
Manhattan. Quando viaggia vuole sempre e solo il meglio per sé e per chi
l’accompagna.
Al momento il suo
impeccabile abito firmato è accuratamente piegato su una sedia dell’adiacente
camera da letto e lui indossa un kimono di seta, la sua mano sinistra rimane
coperta da un guanto nero.
Mentre sorseggia una
tazza di sakè freddo, contemporaneamente ammira la sua compagna Fuyumi
Fujikawa, anche lei vestita soltanto di un kimono.
Improvvisamente il suo
sguardo è attratto dalla terrazza dove è appena saltata una donna chiaramente
giapponese, capelli neri raccolti a crocchia e tenuti fermi da due spilloni,
pelle bianchissima, mascherina domino sul viso, succinto costume nero.
Matsu’o non mostra
alcuna sorpresa o preoccupazione nel vederla, anzi, fa una specie di sorriso
quando la donna entra nella stanza.
-Benvenuta Lady Bullseye.- la saluta.
Lei fa un cortese inchino
e replica:
-Salute a te, Oyabun.[6]
Sono qui per riferirti che tutto sta procedendo come previsto.-
-Sapevo di poter confidare nella tua efficienza ed efficacia nel
rimuovere gli ostacoli. Per troppo tempo la Yakuza è stata marginale in questa
città: è ora di dimostrare che siamo una forza con cui fare i conti.-
Tsurayaba tace e
riflette per qualche istante poi aggiunge:
-È tutto pronto con Lady Deathstrike?-
-Aspettavamo solo il tuo arrivo, Oyabun.- è la pronta risposta di Lady
Bullseye.
-E allora stasera sarà il momento tanto atteso e poi i nostri nemici
tremeranno,-
3.
Sono seduta alla mia scrivania al Daily Bugle quando il mio cellulare
squilla. Un numero che non conosco. Sarei tentata di non rispondere ma la
curiosità ha il sopravvento.
-Pronto?- dico.
Dall’altra parte una voce d’uomo
che parla un Inglese fluente ma con accento cinese, una voce che conosco:
<<Parlo
con Miss Anna Rand?>>
Rimango perplessa per qualche
istante poi ricordo: Anna Rand è il nome che ho dato all’imprenditore di Hong
Kong di nome Martin Li mentre mi fingevo una delle escort “invitate” ad un
party di uomini d’affari cinesi e cinoamericani a Chinatown, party che serviva
anche da schermo per un meeting della recentemente decapitata Triade del Drago
Nero.[7]
-Sono io.-
rispondo infine.
<<Spero
che si ricorderà di me, Miss Rand: sono Martin Li e lei è stata così gentile da
darmi il suo cellulare per chiamarla direttamente senza passare
dall’agenzia.>>
E dovevo essere completamente
rimbambita quando l’ho fatto: Martin Li dice di essere solo un uomo d’affari e
un benefattore ma in realtà potrebbe essere uno dei pezzi più grossi della
Triade.
-Ricordo
benissimo.-
<<Mi
chiedevo se fosse libera stasera. Sarei molto contento se potessimo cenare
insieme. Alla sua abituale tariffa naturalmente.>>
-Naturalmente.-
replico cercando di non far trapelare il mio nervosismo.
Dovrei essere pazza per
accettare il suo invito: Li pensa che io sia una prostituta d’alto bordo e si
aspetta un certo epilogo per la serata. D’altra parte, potrebbe essere
un’occasione unica per avere informazioni sull’uomo che potrebbe essere il
nuovo capo della Triade del Drago Nero a New York, come posso gettarla via?
Faccio un profondo respiro e dico :
-Accetto.-
I successivi minuti passano nel
definire come e quando incontrarci. Non ho nessuna intenzione di dargli il mio
indirizzo di casa e far scoprire la mia vera identità. Alla fine ci mettiamo
d’accordo per un luogo dove invierà un’auto a prendermi.
La telefonata finisce. Ben Urich
mi guarda e chiede:
-Tutto a posto,
Candace?-
Faccio un sorriso che spero non
sembri forzato e rispondo;
-Ma certo: stavo
solo prendendo accordi con un amico per passare la serata insieme.-
Meglio non dirgli la verità, non
capirebbe. Non sono sicura di capire io stessa.
Lui mi guarda
non del tutto convinto ed aggiunge:
- Candace
Nelson, non ti starai cacciando in uno dei tuoi soliti pasticci?-
Me lo chiedo anch’io.
Diario di Guerra.
Annotazione n. 705. Allegra Bazin è appena tornata a
New York. È l’ultima figlia rimasta viva del Boss di origine francofona
Philippe Bazin anzi, l’ultima della famiglia dal momento che prima suo fratello
Broderick e poi suo padre sono rimasti uccisi di recente per mano di un ignoto
assassino, forse sempre lo stesso. Il primo in una discoteca di Miami[8]
e il secondo nel suo esilio dorato di Isla Suerte.[9]
Finora se ne è stata in Florida
e non si sono mai trovate prove del suo coinvolgimento in attività criminali ma
non può ingannare una come me: è tornata qui per rivendicare il suo posto tra i
capi criminali della città, ne sono sicura.
Potrei ucciderla adesso. Non mi
ha nemmeno notata: sono solo una donna che cena da sola. Non può sospettare che
nella mia borsetta c’è una Glock 9mm e che potrei ucciderla in meno di un
secondo senza che le sue guardie del corpo possano impedirmelo.
Non lo farò, non adesso almeno.
Non è nel mio stile agire dove possono andarci di mezzo degli innocenti.
Nemmeno Frank[10]
approverebbe.
Goditi quel po’ di vita che ti
rimane, Allegra perché io te la toglierò presto.
Natasha fa un
lungo sospiro e mi chiede:
-Ne sei sicuro?-
-Che altra
spiegazione può esserci?- replico -La Mano lo fa raramente e solo quando lo
ritiene assolutamente necessario perché deve sacrificare le vite di altri
adepti per riuscirci, ma è evidente che per avere Lady Deathstrike al suo
servizio ne vale la pena. Devo trovarla prima che accada.-
-E qui posso esserti
utile io. Posso anche non entrare più nel mio bel costumino aderente ma ho pur
sempre altri talenti. Ho fatto una breve ricerca ed ho scoperto che un potente
oyabun della Yakuza nonché adepto della Mano è arrivato stamani in città. Si
chiama Matsu’o Tsurayaba ed alloggia all’Hotel Peninsula.-
-E cosa ti fa pensare
che possa essere implicato?-
-I Vendicatori e
Wolverine si sono scontrati in passato con lui e mi hanno detto che è anche un
pezzo grosso della Mano.-
Termino di infilarmi il costume e
dico:
-Il Peninsula non è
lontano da qui. Forse posso ancora fermarlo.-
-Inutile dirti di
stare attento, vero?- ribatte Natasha.
Mi calo la maschera sul volto e
sorridendo replico:
-Come lo sarebbe
dirlo a te.-
Salto oltre la ringhiera della
terrazza panoramica e mi tuffo nel vuoto.
4.
Nella
Sala Stampa della Procura Distrettuale della Contea New York il chiacchiericcio
dei giornalisti televisivi, della carta stampata e dei quotidiani online è
ormai un rumore di fondo a cui mi sto abituando.
Tutti ci stiamo chiedendo quali
siano le importanti notizie che l’Ufficio del Procuratore deve comunicarci.
-Qualche idea
Urich?- mi chiede Paul Hamilton, direttore del New York Express, un giornale
della catena Howard Media Group.
-Assolutamente
nessuna.- rispondo.
Qualche istante dopo entra nella
sala il Procuratore ad interim Grace Powell in un elegante tailleur color
panna, ma quelli che attirano l’attenzione di tutti sono i due uomini che
entrano subito dietro di lei: il Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto
Meridionale dello Stato di New York Franklin Nelson e soprattutto il
Procuratore Distrettuale in carica William Hao, un uomo che dovrebbe essere
morto.
Per qualche istante la sala risuona
di voci concitate, poi, con fatica, Grace Powell riesce a farsi sentire:
-Ho il piacere di
annunciarvi che dopo un periodo passato sotto protezione delle autorità
federali il Procuratore Hao torna da oggi ad esercitare pubblicamente tutte le
funzioni della sua carica.-
Alzo una mano e faccio la prima
domanda;
-Ben Urich per il
Daily Bugle. Il pericolo era davvero cosi serio da rendere necessario per Mr.
Hao fingersi morto?-
Bill Hao, il primo Procuratore
Distrettuale di origine cinese che Manhattan abbia mai avuto, si schiarisce la
voce e risponde:
-Ero nel mirino di
una potente organizzazione che si faceva chiamare Consorzio Ombra. Non
minacciava direttamente me ma mia moglie e i miei figli ed ho pensato che
fingermi morto fosse il modo migliore per proteggerli.-
-Si tratta della
stessa organizzazione che ha rapito la figlia del Commissario Stacy e l’ha
ceduta alla tratta delle bianche in Estremo Oriente?- chiede una bellissima
bionda sul cui microfono c’è il logo della WFSK.
-Esattamente, Miss
Zahl.- replica Hao -Ciò le fa capire quanto serio fosse il pericolo.-
E così Candace Nelson aveva ragione
nel pensare che ci fosse qualcosa di poco chiaro nell’apparente suicidio di
Bill Hao. Si morderà le mani per non essere qui adesso.
Finisco di
vestirmi e mi rivolgo a Robert Hao sdraiato nel letto con il telecomando in
mano:
-Adesso suppongo
di poter mandare la storia al Bugle.-
-Era quello
l’accordo, no? L’esclusiva in cambio del tuo silenzio sino a cose fatte.-[11]
replica Bob.
-Non ho detto
niente nemmeno a Ben, mi ucciderà per questo.-
Pochi istanti per inviare il mio
articolo e poi afferro la mia borsetta e mi avvio alla porta dell’appartamento
di Bob.
-Devo scappare.-
dico -Ho un appuntamento.-
-Con un altro
uomo?-
-Una questione
di lavoro.- taglio corto ed in fondo sto dicendo la verità -E non hai il
diritto di essere geloso. Credevo che tra noi i patti fossero chiari.-
Non gli lascio l’opportunità di
replicare ed esco. Non ho molto tempo e non voglio arrivare in ritardo.
Sono arrivato
in ritardo, questo è certo. La suite di Matsu’o Tsurayaba è vuota. Non
percepisco battiti cardiaci o respiri, solo i residui dei loro odori, tra cui
quello di un profumo femminile molto costoso. C’era una donna qui ma anche lei
è andata via.
Scassinare la serratura della porta
finestra che dalla terrazza dà nell’interno della suite è un gioco da ragazzi
per uno con le mie capacita.
La
apro e per la prima volta percepisco un lieve respiro ed un battito cardiaco.
Una voce di donna dice:
-Finalmente. È da un pezzo che ti stavo
aspettando.-
Prima
che possa reagire Lady Bullseye, perché di lei si tratta, mi sferra un calcio
all’addome spingendomi indietro. Un secondo calcio mi spinge oltre la
ringhiera, nel vuoto.
Faccio
scattare il cavo del mio bastone che si
avvolge attorno alla ringhiera, poi odo di nuovo la voce della mia avversaria:
-Troppo facile, Devil.-
Sento
il rumore di uno shuriken che fende l’aria e trancia il cavo. Precipito da 22
piani d’altezza.
5.
Diario di Guerra.
Annotazione n. 26. La ragazza bionda scesa dalla limousine non avevo
idea di chi fosse, l’amichetta della settimana probabilmente. Lei non
m’interessava, era l’uomo che era venuta ad incontrare ad essere il mio
bersaglio.
Il suo nome era Martin Li ed
ufficialmente era solo un imprenditore recentemente immigrato da Hong Kong e
dedito anche ad opere di beneficenza in favore dei residenti di Chinatown e non
solo.
Uno schermo per uno dei pezzi grossi
della Triade del Drago Nero a quanto dicevano le mie fonti ed avevo buoni
motivi per fidarmene. Dopo stanotte sarebbe un pezzo grosso tra i cadaveri
dell’obitorio cittadino se tutto fosse andato come doveva .
Aveva riservato per sé e la sua
compagna un intero piano del ristorante e le sue guardie del corpo erano
dappertutto.
Tutte precauzioni inutili contro
di me. Lo avevo nel centro del mio mirino telescopico. Era un tiro difficile ma
io sono un’esperta in tiri difficili: ero la migliore tiratrice del mio
reparto.
Un solo colpo e Mr. Martin Li
avrebbe cessato di essere un problema.
Il vento mi schiaffeggia la faccia mentre tendo le braccia sino allo
spasimo e riesco ad afferrare un’asta di bandiera.
Non ho il tempo di
rilassarmi. Sopra di me sento un rumore: Lady Bullseye è saltata dalla terrazza
venendomi dietro.
Mi chiamano l’Uomo
senza Paura ma non so come dovrebbero chiamare lei: pazza probabilmente.
È una delle avversarie
più difficili che abbia mai affrontato: è priva di odore ed è capace di
controllare il ritmo cardiaco e quello del respiro. Non riesco ad anticipare le
sue mosse, con lei è quasi come se fossi davvero cieco.
La sento afferrarsi
all’asta di bandiera, fare una piroetta e poi ritrovarsi in piedi in equilibrio
sull’asta stessa. È molto in gamba, devo riconoscerglielo.
-Che ne dici di rendere le cose
più divertenti?.- mi dice.
-Che intendi dire?- le chiedo.
-Lo vedrai .-
Si butta giù dall’asta
e mi piomba addosso. Il suo peso mi costringe a mollare la presa e precipitiamo
insieme.
L’odore d’incenso sembra permeare il luogo e Fuyumi Fujikawa comincia a sentirsi stordita.
Matsu’o Tsurayaba la sostiene tenendola per un braccio e le sussurra:
-Non hai mai assistito alla cerimonia, vero?-
-No, mai.- risponde la giovane donna.
-Non credo che dimenticherai facilmente quel che vedrai stanotte.-
Su una specie di altare di pietra è adagiato il cadavere di Lady Deathstrike rivestito del suo costume.
Un sacerdote dalla tonaca rossa con un cappuccio calato sul volto intona un’incomprensibile cantilena.
Cinque ninja della Mano si avvicinano e s’inginocchiano davanti al catafalco. Del fumo si solleva dai loro corpi che a poco a poco si dissolvono lasciando solo le loro tuniche vuote.
Lady Deathstrike apre gli occhi, di nuovo viva. Con movimenti lenti si alza e si dirige verso Matsu’o e Fuyumi.
-Bentornata tra noi, Lady Deathstrike, e benvenuta nella Mano.- le dice Tsurayaba.
Yuriko Oyama si inchina davanti a lui e replica:
-Sono pronta ad eseguire il tuo volere, Oyabun.-
-Quel che dovrai fare è molto semplice.- ribatte Matsu’o -Tu ucciderai i miei nemici ed insegnerai a questa città a rispettare il potere della Yakuza e della Mano.-
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Ancora una volta nulla di
particolare da dire su quest’episodio. Nel prossimo: azione, mistero, suspense
e guerre tra gangster di varie origine.
Non mancate.
Carlo
[1]Il Crimine Organizzato giapponese.
[2] Nell’ultimo episodio ovviamente.
[3] Da Sabretooth sul nostro X-Men #42.
[4] Su Daredevil Vol. 1° #198/199 (in Italia su Fantastici Quattro, Star Comics, #29/30).
[5] Sul nostro Daredevil #4 ad opera dell’ottimo Fabrizio Tabiani.
[6] Padrino e padre adottivo in Giapponese, titolo usato dai capi della Yakuza.
[7] Come visto negli ultimi due episodi.
[8] Su Marvel Knights #76.
[9] Su Marvel Knights #78.
[10] Frank Castle, il Punitore.
[11] Vedi episodio #75.